sabato 21 giugno 2014

Debussy: l'indisciplinato Impressionista musicale di fine Ottocento


Claude Achille Debussy nacque il 22 agosto 1822 a Saint-Germain-en-Laye, in Francia. Pianista e compositore, è considerato uno dei massimi esponenti dell'«Impressionismo musicale». Sebbene tale titolo lo insignì di numerose innovazioni, egli non lo apprezzò mai particolarmente: preferiva infatti essere definito un "simbolista", per via delle sue frequentazioni artistiche.
Figlio di modesti commercianti, nel 1867 si trasferì con la famiglia a Parigi. Durante la sua infanzia non si occupò affatto di musica, ma all'età di nove anni, mentre soggiornava presso la casa di una zia materna, decise di prendere lezioni di pianoforte da un vecchio maestro piemontese di nome Cerruti. L'anno seguente venne ammesso al conservatorio di musica della città, e a undici anni entrò a far parte della classe di solfeggio del temerario Levignac: qui nacquero i primi dissapori con il maestro per via delle limitazioni che la teoria del solfeggio stesso imponeva. Successivamente entrò nella classe di pianoforte del maestro Marmontel, ma ben presto (nel 1877, dopo nemmeno tre anni) si vide costretto a lasciarla per la sua indisciplinatezza. Raffinato e musicale interprete ed esecutore, nel 1884 vinse la prestigiosa borsa di studio “Prix de Rome” per la composizione “Enfant prodigue”, e per tre anni frequentò l'Accademia di Francia, a Roma.
Ma se non condusse a perfezione la sua tecnica, fu tuttavia, al pianoforte, uno charmeur.

"La sonorità delle sue esecuzioni era squisita; la sensibilità dell'interpretazione perfetta" (M. Emmanuel)


Durante il soggiorno italiano compose “La Damoiselle élue”, poema lirico di grande pathos e dolcezza. L'opera risentì fortemente dell'influenza del compositore tedesco Richard Wagner, ascoltato da Debussy nel 1888, in occasione del “Festival wagneriano” a Beyreuth, in Germania. 
Un’ altra influenza visibilmente rilevante nelle sue composizioni fu la musica modale di Mussorgky che gli offrì spunti per la creazione di nuovi sistemi armonici, per ritmi additivi non divisibili e per una drammaturgia diversa da quella di Wagner.

Rientrato a Parigi, nel 1892 Debussy cominciò a lavorare alla sua opera più celebre, il poema sinfonico “Prélude à l'après-midi d'un faune”. Ispirato all'omonimo poemetto in versi alessandrini “Il pomeriggio di un fauno” del poeta simbolista Stéphane Mallarmé, l'opera segnò l'affermazione di Debussy come compositore, e innaugurò la stagione dell'Impressionismo musicale, corrente che intendeva superare le costruzioni dell'armonia tradizionale in favore di una maggiore varietà ritmica e timbrica.


Con il suo Impressionismo Debussy colora le note di nuove sfumature, e conduce l'ascoltatore in un mondo di suggestioni al tempo stesso intense e rarefatte.”

Interessanti risultarono, inoltre, i tre “Nocturnes” per orchestra del 1899. Slegati da ogni regola accademica e ricchi d'atmosfera, i tre brani sono evocativi già a partire dai titoli: “Nuages”, “Fêtes” e “Sirènes”. 


Nel '900 Debussy continuò a comporre e a collaborare a balletti e lavori teatrali. Tra questi si distinse per importanza l'opera “Pélleas et Mélisande” tratta dal dramma simbolista-fatalista del 1892 dell'autore belga Maurice Maeterlinck, rappresentato, non senza difficoltà, il 30 aprile 1902, all'Opéra Comique, sotto la direzione di André Messager.

Altre composizioni debussiniane di fondamentale importanza innovativa furono: la "Suite Bergamasque" del 1891 (al cui interno è inscritto uno dei più significativi pezzi romantici "Clair de lune"), "Estampes" (1903), e "Children's Corner" (1908). Analizzandole, ancora oggi, è possibile riscontrare la vera novità, visibile nella partitura e ascoltabile nell'esecuzione del tempo musicale: non si punta più ad più un ritmo regolare e ordinato, bensì alla suggestione del "ritorno" del suono che un singolo accordo, indipendente dagli altri, produce.



Gli ultimi anni della vita di Debussy furono assai tristi; da lungo tempo colpito da un male inguaribile, vide durante il periodo della guerra farsi sempre più difficili le sue condizioni materiali. Morì a Parigi il 25 marzo 1918 a cinquantacinque anni. Quello che contraddistinse le sue composizioni fu la scelta di abbandonare i vincoli del linguaggio armonico per andare alla ricerca di una sintesi fortemente melodica. Il compositore parigino si servì della scala esatonale (basata su sei note a distanza di un tono, e non sulla tradizionale scala diatonica, formata da tono – tono – semitono – tono – tono – tono – semitono) per catapultare l'ascoltatore in un mondo astratto, simbolico e sfuggente. Queste innovazioni in campo armonico e stilistico rivoluzionarono il mondo della musica colta e aprirono la strada allo stile musicale moderno.



La musica di Debussy è senza possibilità di evoluzione, ed è rimasta imprigionata per sempre nelle seduzioni dei suoi paradisi artificiali.”

Francesca Papagni

i. Riferimenti bibliografici: François Lesure, Debussy. Gli anni del simbolismo, EDT, Torino 1994;  AA.VV., Dizionario delle Opere e dei Personaggi, Bompiani 2006

L'articolo è visibile anche sul quotidiano online www.ventonuovo.eu, alla voce Arte, Musica e Letteratura. Per leggerlo, clicca QUI

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