giovedì 21 aprile 2016

“Tribute”: epilogo di una serata musicale dai colori impressionisti


di Francesca Papagni

Numerosissimi i riscontri positivi raccolti alla fine della serata di presentazione del disco “Tribute” (targato GuitArt) del maestro di chitarra classica Luciano Pompilio. La sua musica delicata, assieme alle sue doti di sensibilissimo interprete, ha contribuito a trasformare l'Auditorium del cinecircolo “Piergiorgio Frassati” nella fotografia di una reale tela impressionista: toni dai tratti decisi e definiti (simboleggianti virtuosismi e arpeggiati della chitarra) alternati a tenui pennellate pallide e introspettive (rappresentazione efficace dei coloriti musicali usati con grande abilità dal maestro) hanno accompagnato l'ascolto ragionato degli spettatori, stregati dalla maestria della sua arte. Massimamente apprezzate nel programma d'esecuzione sono state le composizioni classiche e di vero impatto emozionale di A.Barrios Mangoré ('La Catedral', 'Una Limosna por el amor de Dios', concessa come bis), e gli scritti sperimentali e contemporanei del compositore Simone Iannarelli ('Tribute to Keith Jarrett', 'Un atardecer'). Positivissimi, inoltre, sono stati i commenti riguardanti la presentazione iniziale del maestro, seguita da un'interessante e coinvolgente intervista, all'insegna di un sottile umorismo filosofico (a cui il maestro ha saputo sapientemente replicare), stilata con meticolosa cura dall'emergente recensionista/blogger e studentessa di Lettere, Francesca Papagni.

Foto a cura di Giuseppe Massa
Lodi e congratulazioni finali non possono che andare alla presidentessa, al consiglio direttivo del cinecircolo, e al maestro Luca Cocomazzi, organizzatore e traghettatore artistico del dietro le quinte della serata.
Prima della conclusione della serata il maestro Luciano Pompilio ha voluto, con grande discrezione, condividere con il pubblico l'infelice notizia degli ultimi attimi di agonia, a seguito di una estenuante malattia, del maestro Giuseppe Caputo, suo storico accompagnatore nel progetto chitarristico “Duo Caputo-Pompilio”. Al suo ricordo, dunque, è stato dedicato questo intenso e irripetibile evento, in cui il silenzio monodico della filosofia si è unito alla polifonia dei brani musicali condivisi.
La città di S.Giovanni Rotondo per un paio d'ore ha potuto dunque fruire dell'arte di un talento conterraneo ormai errante nel panorama musicale internazionale, cosicché la locuzione latina “Nemo profeta est in patria” (Nessuno è profeta nella propria patria), indicante la difficoltà di un talento nell'emergere in ambienti familiari, è riuscita a subire positivamente un rovescio di significato.
Un percorso di sicuro in salita quello di mutare la concezione e la visione artistica di una rigogliosa terra come la nostra, caduta ormai nel baratro dell'improduttività negli ultimi tempi, ma è proprio grazie a iniziative come questa che la vetta della ripresa risulta assolutamente percepibile dall'alto.

giovedì 14 aprile 2016

Il «misticismo filosofico-musicale» di Luciano Pompilio

Foto a cura di Giuseppe Massa
È certamente un amore sensibile e incondizionato per la musica quello che contribuisce a scrivere quotidianamente la vita del maestro Luciano Pompilio, e a segnarla proprio come fa la corrente impetuosa di un tema musicale, la quale, dopo aver ricamato e orlato di toni la bianca pagina pentagrammata, conduce poi – nello sviluppo – a orizzonti intimistici tanto vasti quanto inenarrabili.

“La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia” (Ludwig Van Beethoven) 


Il noto
chitarrista sangiovannese appare totalmente dedito alla sua ars musicandi, e ne parla con sentita devozione, esaltandone l'aspetto emozionale e taumaturgico; ed è proprio la meraviglia, il "thauma" aristotelico-heideggeriano, il termine chiave che costituisce la colonna portante della sua nuova produzione da solista: "Tribute".

Diplomatosi con il massimo dei voti in chitarra classica nel 1990 presso il conservatorio "Umberto Giordano" di Foggia, studia parallelamente musicologia presso l'università di Lettere e Filosofia di Bologna, conseguendo successivamente la laurea D.A.M.S; dopo essersi specializzato con
Alberto Ponce, Manuel Barreco e Stefano Palamidessi, intraprende numerose esperienze con varie formazioni, fra le quali meritano una menzione particolare il progetto/Duo con G.Caputo (unici italiani risultanti vincitori della più importante competizione per duo di chitarra a Montelimar in Francia, oltre che di altri 15 primi premi assoluti),
 le collaborazioni con il “Prima Vista Quartet” di Varsavia e con il “Rimsky Korsakov Quartet” di San Pietroburgo, la direzione artistica (all'attivo) del Festival Internazionale di chitarra “Città di Manfredonia” e della Stagione Concertistica internazionale “In concerto” a San Giovanni Rotondo.


I motivi del disco e la simbiosi con Simone Iannarelli

Il titolo
"Tribute", oltre a simboleggiare un omaggio musicale, un tributo amicale, e la cosiddetta "maraviglia" filosofica, racchiude razionalmente la somma delle condizioni temporali e atemporali, dei viaggi, delle sensazioni, delle sperimentazioni di quel percorso denominato "vita". La musica, nel novello disco, al pari delle tappe sulla linea del tempo storico, è rappresentata come strumento di crescita personale ed evoluzione, fra tecnicismo e sentimento: essa è condivisione, è il raccolto di ciò che si è seminato durante lunghi anni di studio, è esteriorizzare un vortice emozionale interiore, è coinvolgimento.
Inciso nel paese natale (San Giovanni Rotondo), a differenza degli altri 7 lavori, e allegato alla rivista chitarristica internazionale "GuitArt", questo lavoro commemora un'amicizia quasi
simbiotica fra il maestro Pompilio e l'illustre chitarrista/compositore Simone Iannarelli: il modo migliore per ricordare e custodire i fasti di questo solido legame nato durante la maturazione del percorso musicale di entrambi – racconta Luciano – è stato certamente quello di dedicargli l'incisione di uno dei suoi più complessi brani per chitarra, il celebre "Tribute to Keith Jarrett"; pezzo dalla notevole difficoltà tecnico-espressiva e musicale, costituisce la traccia principale del disco, e la fitta rete di arpeggi e armonie che si susseguono simboleggiano la forza e la tenacia espressiva del jazzista Jarrett, i virtuosismi esplosivi di Scriabin e Stravinskij, e la lungimiranza degli impavidi chitarristi i quali si accingono allo studio della partitura. Accanto a Tribute to Keith Jarrett, fa da contraltare la meravigliosa ballad "Un Atardecer", idillio musicale dai toni pacati e sognanti, che introducono allo scenario crepuscolare dei tramonti di Colima, attuale luogo di residenza dello stesso Iannarelli.

Fra tecnica, emozione ed "elevatio animae"

"La musica è il solo passaggio che unisca l’astratto al concreto." (Antonin Artaud)

Lo stile e la tecnica musicale del maestro Pompilio mirano al ragionamento, alla ricerca interiore e alla comprensione di quel contrappunto mistico denominato realtà tangibile. Non a caso le altre tracce del disco sono, dal punto di vista analitico, delle squisite parafrasi con sviluppo su un tema esposto. "Preludio, Fuga e Allegro BWV 998" costituisce la massima rappresentazione di quanto sovracitato. Il Preludio, avente una struttura simile a quelli del "Clavicembalo ben temperato, II vol.", è un dialogo didascalico, in cui risulta facile appassionarsi alla riflessione interiore; d'altro canto la struttura e il tempo della Fuga e dell'Allegro trasportano in pochi attimi l'ascoltatore in un mondo frenetico e del tutto realistico, attraverso lo scrosciare impetuoso di una cascata di accordi e arpeggi. La Cavatina di Alexandre Tansman (non presente nel disco, ma immancabile nei live del momento), vera e propria Suite/escursione musicale, adornata da un lirismo romantico che a tratti rievoca lo stile chopiniano, è un tributo all'anima mite e generosa dello stesso compositore polacco-francese, il quale scrisse questo brano per il celeberrimo maestro della tecnica, Andrés Segovia. Qui è proprio la scorrevolezza di ogni battuta a fare breccia nel cuore dell'ascoltatore, e a evocare alla mente la tranquillità dei paesaggi bucolici virgiliani."Variazioni su un tema di Mozart, op. 9" è la cosiddetta traccia Jolly, in quanto classificabile come "pezzo di bravura". È una composizione per chitarra del compositore spagnolo Fernando Sor, esplicata in un tema con variazioni e introduzione. Probabilmente proveniente dal coro "Das klinget so herrlich" dell'opera Die Zauberflöte (Il Flauto magico) di Mozart, si caratterizza per la giocosa esuberanza di stampo virtuosistico, a discapito, questa volta, della polifonia. Senza dubbio un giocoso intermezzo per gli orecchi attenti. L'impronta compositiva impeccabilmente classicista del maestro Pompilio trova poi sfogo nei brani del messicano Manuel Ponce: la finezza e il belcanto di una melodia aggraziata si accompagnano a tessuti armonici e intrecci polifonici robusti e a più voci, aventi lo straordinario potere di destabilizzare e affascinare l'attenzione di qualsiasi uditore per via dell'uso ricorrente di modulazioni in crescente pàthos, alternate a giochi di cromatismi ed intervalli. La Catedral di Augustín Barrios Mangoré (acclamatissimo compositore paraguaiano, noto soprattutto per la sua personalità eccentrica e folkloristica) merita un excursus ben più ampio, essendo il brano di maggior rilevanza tecnico-espressiva fra tutti quelli in lista. La Suite, ideata senza ombra di dubbio sullo stile compositivo di J.S. Bach, è strutturata in tre movimenti (Preludio Saudade, Andante Religioso, Allegro Solemne) e può essere considerata, sia per l'esecutore che per l'uditore, al pari del viaggio mistico dantesco. Per spiegare in maniera chiara la varietà dei moti interiori che questo brano è in grado di generare, il maestro Pompilio, durante l'esecuzione, sottolinea ampiamente l'atmosfera ecclesiale del luogo sacro ispiratore del brano, ovvero la magnifica cattedrale di Montevideo.
Un obiettivo sicuramente impegnativo quello di
emozionare con l'arte per elevare l'anima, ma non impossibile per Luciano Pompilio. Il sentiero orizzontale e verticale dell'ascesi musicale appare dunque percorribile solamente chiudendo gli occhi e affidandosi al minuzioso zelo con cui sono state scelte le tracce di "Tribute".


La musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, lo ignora, in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse più: cosa che non si può dire delle arti. La musica è infatti oggettivazione e immagine dell’ intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari.” (Arthur Schopenhauer)

Francesca Papagni