lunedì 8 settembre 2014

"Vite parallele" (Que vais-je devenir sans toi?) - Storia di un racconto personale...

Buon pomeriggio, cari lettori.
Quest'oggi voglio presentarvi un mio lavoro personale. Sarò breve, leggerete subito una piccola introduzione, e dopo di essa potrete scaricare in formato PDF l'elaborato (disponibile sul web per un periodo).

In copertina: "Acedia", Edvard Munch

Vite parallele” (Que vais-je devenir sans toi?) è il racconto da me scritto per partecipare al concorso di scrittura per autori emergenti Baol vol.5, avente come tema “la cattiva strada – tra cattivi maestri e cattive compagnie”. È stato scritto di getto il giorno prima della scadenza, e consegnato esattamente un'ora prima che il contest chiudesse; “giocarsi il tutto per tutto” è stato infatti il motto che mi ha accompagnato durante la stesura, ma è anche la frase su cui ho costruito lo schema della narrazione, “giocarsi il tutto per tutto” - prima che l'infelicità si prenda gioco di te.
- La “cattiva strada” che il protagonista deve percorrere prima di arrivare a «quell'attimo eterno di beatitudine» (come lo definirebbe Dostoevskij) è stata resa con una serie di parallelismi, francesismi, flashback, artifici retorici, alternanze di buio e luce; ed è delineata da questo concetto, “giocarsi il tutto per tutto” pur di uscire dal vortice bilioso del male di vivere, pur di cercare di raddrizzare quella realtà deformata che una cattiva compagnia ci ha imposto. È un impulso ragionato questo, che può scaturire solo da una profonda e introspettiva conoscenza di sé stessi. È una vetta piuttosto difficile da raggiungere, e nel racconto, il protagonista, attraverso un dialogo sincero con il suo migliore amico riesce faticosamente a conquistare. Nel percorrere la sua “cattiva strada” il protagonista, Sebastien, uomo retto e onesto, incontrerà l'amore nella figura antagonista di Paulette, ma non quello puro e incodizionato, bensì l'opposto: l'amore non corrisposto, rovinoso e drastico, che porta pian piano all'autodistruzione, e da qui il titolo “Vite parallele”. La vita del protagonista resterà, geometricamente parlando, sempre parallela (nel senso di destini che non si uniranno mai) rispetto a quell'amore oscuro. Soltanto per un breve periodo, con un immaginario colpo di scena, la definizione geometrica verrà annullata, per dar vita all'incontro tra bene e male, e le due esistenze diventeranno come due rette incidentali, ma ciò non durerà a lungo. Il susseguirsi di eventi negativi nella vita del protagonista, e le continue avvisaglie dell'amico Antoine, che gioca il ruolo di autocoscienza, porteranno Sebastien alla redenzione e alla tranquillità psicologica, e ad abbandonare per sempre quell'idea metaforica di vita incidentale con Paulette.
- La forza interiore del protagonista, che si rifà in minima parte ai moti interiori dello “Sturm und Drang” ottocentesco, sarà la chiave di volta del racconto, che si concluderà positivamente con il recupero, da parte del protagonista, della propria vita. E dunque, per tirar fuori il protagonista dalla cattiva strada, ho rielaborato in maniera personale il concetto filosofico di bene che prevale sul male, e per lo stile di scrittura artificiosa e introspettiva, mi sono ispirata (in modo altrettanto umile e personale, e nessuno me ne voglia) a una pietra miliare della letteratura russa: Dostoevskij.

La vita è una sola, tantovale custodirla nel migliore dei modi, e metterla in salvo da processi di autodistruzione, ostacoli e cattive compagnie. E proprio queste battaglie, secondo una mia convinzione, ci permetteranno un giorno di poter affermare di aver realmente vissuto per qualcosa.


Francesca Papagni
Clicca QUI per scaricare il racconto.
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