venerdì 30 dicembre 2022

L'eterno conflitto generazionale tra ragione e sentimento nelle note di Christian Grifa in "Caino e Abele: Danze di guerra, per pianoforte preparato".


                           di Francesca Papagni


“Caino e Abele: Danze di Guerra per Pianoforte Preparato” è la seconda composizione contemporaneo - sperimentale del pianista Christian Grifa, trascritta e musicata parafrasando sulla partitura audaci sequenze di note, sulla falsariga di quelle della precedente composizione, le quali sviluppano in maniera anacronistica il più classico degli episodi biblici dopo la creazione dell'Uomo attraverso Dio (la morte e l'uccisione di Abele per mano di suo fratello Caino), e delineano al contempo temi sacri, profani, filosofici e storici, risaltando l'interessante ragionamento archetipico che gravita attorno all'orbita del medesimo episodio, sul quale ancora oggi l'uomo riflette, e si pone importanti quesiti, senza riuscire però a trovare una precisa risposta, riportando alla mente e all'orecchio dell'ascoltatore un rifesso del tema musicale cardine del precendente brano per pianoforte preparato, "Inno alla Terra".


Il 26 Dicembre 2022 l'associazione culturale Provocult ha avuto l'onore di ospitare per la seconda volta, presso l'Auditorium "Maria Pyle" della chiesa di San Pio, in San Giovanni Rotondo, il compositore e pianista locale Christian Grifa. La sofisticata cornice dell'Auditorium, assieme alla peculiare acustica che offre, è già preludio della tematica cardine del concerto. Ancor prima delle argomentazioni filosofico, bibliche, storiche, moderne, contemporanee e arditamente dirette della linea melodica della composizione, "Caino & Abele - Danze di Guerra", colpisce l'ascoltatore e lo spettatore, non soltanto per ragioni pentagrammatiche e strutturali del brano - ancora una volta costruito sapientemente per pianoforte preparato ( = alterando i suoni naturali mediante l'inserimento di oggetti e strumenti meccanici, lignei e ritmici nella cassa armonica e nelle corde dello strumento stesso) - ma soprattutto sul piano sensoriale ed emozionale, andando a scavare nei meandri dell'anima, fino a porsi, tra sé e sé, il più antico quesito archetipico del mondo, dopo la creazione biblica, ergo scientifica, e quella ragionata, nonché divina: < L'uomo, in quanto essere sapientemente plasmato ad immagine e somiglianza del divino, del sovrannaturale e del razionale, secondo una precisa metafora imprescindibile tra sacralità, vanità, giustizia, e profanità, è mai stato in grado di comprendere a pieno il senso di responsabilità secondo il quale l'Altissimo lo ha generato e predisposto? È mai stato in grado di discernere fra ragione e sentimento, fra protagonismo carnale e spirito di adattamento agli eventi che si susseguono e cambiano nella forma e nella sostanza, nell'habitat in cui è stato posto proprio per ragioni evolutive?> Chi può e potrà mai realmente dirlo. Non ci è dato sapere, ancora oggi, se l'uomo in quanto tale, è mai riuscito a rispondere a queste domande e a discernersi fra ragione, volontà di affermazione e sopraffazione sul prossimo. Perfino su suo fratello di sangue (e da qui il riferimento alla storia di Caino & Abele); ed ecco che dove l'intelletto, spinto fino al limite della razionalità della psiche terrena non arriva, interviene la musica, con tutti i suoi aspetti e crismi melodici, tecnici, e sonori, assieme alla motivazione profonda e al senso di "curiositas" del compositore stesso.

Sensorialità ed emozionalità sono dunque le due facce della stessa medaglia che entrano in gioco, prepotentemente, nel cervello e nell'orecchio dell'ascoltatore che si avvicina per la prima, o seconda volta, ad un genere, o meglio, un vero e proprio "quadro d'esposizione" musicale e immaginifico, tanto innovativo quanto sperimentale sul piano delle percezioni (rispetto alle radici classiche del "recital" o del "concerto guidato", in voga fino ad un recente passato).
Il <bene e il male> si scontrano, combattono intensamente, e infine si intersecano tra di loro a colpi di ritmiche gravi, meccaniche, veloci, tartassanti e dissonanti, come in una sanguinosa guerriglia fra acerrimi nemici, che si protrae a lungo sul campo di battaglia, che diviene metafora e perifrasi di un pittore contemporaneo, che preso da impulsi e moti conflittuali, lancia con ardore dalla propria tavolozza e dai suoi secchielli gli schizzi più significativi su tela bianca e  anonima, mischiando i suoi pensieri e le sue motivazioni attraverso colori accesi, contrastanti e complementari fra loro, atmosfera che il pianista in questione, Grifa, ricrea e propone, come in un quadro moderno, sulla scaletta della sua "tela musicale", ispirata all'arte, ai moti dell'animo umano, al divino, e alla musica contemporanea.
Oltre alla comparazione di elementi filosofici, artistici e musicali, la composizione "Danze di Guerra" è costituita da un altro interessante intreccio di elementi metaforicamente molto interessanti, se accostati a una lunga tradizione antica ed esegetica. Se l'incipit (Prologo) del pezzo, ovvero la rappresentazione delle riflessioni sul bene e sul male dei fratelli Caino ed Abele, infatti, si basa su arcaismi compositivi e storiografici, resi acusticamente dall'arguzia e dall'intelligenza del compositore attraverso la citazione di antiche scale tonali e modali, melodie gregoriane e ambrosiane, che risuonano vaghe nell'etere della sala per destabilizzare lo spettatore con il conseguente contrasto meccanico e ossessivo dell'evolversi della trama, che riprende a sua volta l'ancestrale percorso della precedente creazione in "Inno Alla Terra", per poi esplodere nel fratricidio di Caino ai danni di suo fratello Abele, la conseguenzialità degli eventi, prima del crudo epilogo, scorre, nella scaletta, fra una serie di immagini molto forti, tragiche, sacre, religiose, pittoresche e animalesche. Dopo la Nascita delle Stelle, punti di riferimento della vita umana nella dimensione divina, la venerazione, parafrasata e simbolica degli Altari Santi (o legame con Dio), prima di arrivare all'episodio sanguinoso e conclusivo, si deve imbattere in una serie di Simbologie animali, come in una sorta di percorso guidato, o labirinto circolare, come cammino di vita, dalla nascita, alla capacità riflessiva, fino al dubbio diabolico, scaturito dalla compromissione delle capacità razionali dell'uomo, e quindi fino all'abbattimento stesso di una vita umana, per la prevalenza di un'altra, per la paura silente del più forte (Caino) della preferenza di Dio Padre e Creatore verso il più debole (Abele). E questi sostantivi-oggetti sono resi (per volontà compositive di Grifa) da specifiche immagini, accostabili a quelle della pittura primitiva e rudimentale su pietra delle caverne, e sono compatibili con quattro figure animali, che in un passato molto lontano, sono state accostate sia in letteratura, che in storia delle civiltà, ad una sorta di simbologia divina: il daino, paragonato ad un'aurea mistica e ascendente, il cane, paragonato all'apparizione diabolica, tentatrice e instillatrice del dubbio omicida, il serpente, che nell'atto tremendo del fratricidio avvolge, stringe e soffoca nella sua presa la preda prescelta, finché la sua presunta innocente anima non lasci il corpo e la dimensione mortale, e infine i mosconi, i quali rappresentano perfettamente l'immagine della morte e della decomposizione umana. E per finire, l'immagine dell'omologazione alle guerre per la supremazia, e del tempo che scorre inesorabile, è volutamente resa dal pianista-compositore con una marcetta lugubramente allegra, che riprende il tema iniziale di Inno Alla Terra, con lo sfilare di una parata di colonialisti che marciano e calpestano il suolo sacro, dopo aver distrutto nel tempo intere civiltà, per l'imposizione della propria, e del dominio sulle future. L'uomo, ancora una volta, diviene iniziatore, costruttore, distruttore e omologatore della propria vita, a scapito della sacralità della stessa. Lo stile musicale e di illuminazione dell'Auditorium per la resa di tutte queste scene così emozionanti, ed immagini crude, è volutamente greve, meccanico, ripetitivo, oscuro, fatta eccezione per il Prologo e per l'immagine del Colonialismo.

Per quanto concerne la seconda parte del programma, o del "quadro d'esposizione" contemporaneo, la scelta di Grifa si fa meno plumbea e meno riflessiva, e va a riprendere, sulla tastiera, alcuni elementi tecnici della storia della musica tradizionale, dal gregoriano al classico, dal pop al romantico, dal virtuoso al contrappunto, fino ad arrivare all'elettronica, più confacente alle orecchie dell'ascoltatore moderno, con un inconfondibile tocco, oserei definire quasi "paesano" (nel senso di molto somigliante alle nostre tradizioni locali), e personale del pianista.

Sui tasti si alternano dunque melodie del calibro di: "Smells like teen spirits", "Per Sora Nostra Acqua", ispirato e dedicato al "Cantico dei Cantici'' di San Francesco d'Assisi, "Carol of the Bells", melodia natalizia rivisitata e virtuosizzata dal pianista stesso, e una "Coda finale", altro arrangiamento di Grifa, per omaggiare i fasti barocchi di Antonio Vivaldi. Al termine del concerto, e dopo un primo impatto e una visione generale del tutto talmente ricca di emozioni e di immagini sacre, profane, virtuose e melodiche, non si può non restare colpiti dalla maestria del Maestro Christian Grifa, dal suo meticoloso studio della meccanica e del suono del pianoforte, dell'acustica polifonica ottenuta dall'allestimento tecnico della sala di registrazione ed esibizione, e dalla grande forza di volontà dello stesso di trasmettere nell'ascoltatore, al contempo spettatore, di un senso di euforismo personale per ogni individuo che assiste al suo concerto d'esposizione, e quindi di novità, di passione, forza, emozione, che trascende dal classico recital musicale, per lasciare spazio a nuove sensazioni e percezioni sonore, a cominciare dal pianoforte preparato, per finire con gli arpeggi e i "salti mortali" da una tonalità all'altra, tipici di qualsiasi virtuoso della tastiera che abbia la capacità di poterli eseguire senza indugi e con grande enfasi.

Personalmente, da recensionista spettatrice dell'evento, mi sento di consigliare a chiunque la visione di una performance del Maestro Christian Grifa, in modo tale da poter ammirare la sua arte visivo-musicale e per poter esprimere e diffondere grande entusiasmo per un evento del genere.


Credits (c): Per la gentile concessione delle fotografie N°2,3,4, ringrazio l'associazione Provocult, e l'autore, Nicola Ritrovato.

- Link all'ascolto guidato alla precedente composizione: "Inno Alla Terra" (Scene di danze tribali per pianoforte preparato), disponibile su: 

* https://www.youtube.com/watch?v=Nzhc8B02Gms
https://album.link/s/34S5MFQGh0bvLPB6fQLJEr
(Disco completo, su Aulicus Classics)

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