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Foto a cura di Giuseppe Massa |
È
certamente un amore
sensibile
e
incondizionato
per la musica
quello che contribuisce a scrivere quotidianamente la vita
del maestro Luciano
Pompilio, e
a segnarla
proprio
come fa la corrente impetuosa di un tema
musicale,
la quale, dopo aver ricamato e orlato di toni la bianca pagina
pentagrammata, conduce poi – nello sviluppo –
a
orizzonti intimistici tanto vasti quanto inenarrabili.
“La
musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia”
(Ludwig Van Beethoven)
Il
noto chitarrista
sangiovannese
appare totalmente dedito alla sua ars
musicandi,
e ne parla con sentita devozione, esaltandone l'aspetto
emozionale
e taumaturgico;
ed è proprio la meraviglia,
il "thauma"
aristotelico-heideggeriano,
il termine
chiave
che costituisce la colonna portante della sua nuova produzione da
solista: "Tribute".
Diplomatosi con il massimo dei voti in chitarra classica nel 1990 presso il conservatorio "Umberto Giordano" di Foggia, studia parallelamente musicologia presso l'università di Lettere e Filosofia di Bologna, conseguendo successivamente la laurea D.A.M.S; dopo essersi specializzato con Alberto
Ponce,
Manuel
Barreco
e Stefano
Palamidessi,
intraprende numerose esperienze con varie formazioni, fra le quali
meritano una menzione particolare il progetto/Duo
con G.Caputo
(unici italiani risultanti vincitori della più importante competizione per
duo di chitarra a Montelimar
in Francia, oltre che di altri 15 primi premi assoluti),

le collaborazioni
con
il
“Prima Vista Quartet” di
Varsavia
e
con il “Rimsky
Korsakov Quartet” di
San Pietroburgo, la direzione
artistica
(all'attivo) del Festival
Internazionale di chitarra
“Città di Manfredonia”
e della Stagione
Concertistica internazionale “In
concerto”
a San Giovanni Rotondo.
I
motivi del disco e la simbiosi con Simone Iannarelli
Il
titolo "Tribute",
oltre a simboleggiare un omaggio
musicale, un
tributo
amicale,
e la cosiddetta "maraviglia"
filosofica,
racchiude razionalmente la somma delle condizioni temporali e
atemporali, dei viaggi, delle sensazioni, delle sperimentazioni di
quel percorso denominato "vita".
La musica,
nel novello disco, al pari delle tappe sulla linea del tempo storico,
è rappresentata come strumento di crescita
personale
ed evoluzione,
fra tecnicismo
e sentimento:
essa è condivisione, è il raccolto di ciò che si è seminato
durante lunghi anni di studio, è esteriorizzare un vortice
emozionale interiore, è coinvolgimento.
Inciso nel paese natale (San Giovanni Rotondo), a differenza degli altri 7 lavori, e allegato alla rivista chitarristica internazionale "GuitArt", questo lavoro commemora un'amicizia quasi simbiotica
fra
il maestro Pompilio e l'illustre chitarrista/compositore
Simone
Iannarelli:
il
modo migliore per ricordare e custodire i fasti di questo solido
legame nato durante la maturazione del percorso musicale di entrambi
– racconta Luciano – è stato certamente quello di dedicargli
l'incisione di uno dei suoi più complessi brani per chitarra, il
celebre "Tribute
to Keith Jarrett";
pezzo dalla notevole difficoltà
tecnico-espressiva
e musicale, costituisce la traccia principale del disco, e la fitta
rete di arpeggi e armonie che si susseguono simboleggiano la forza e
la tenacia espressiva del jazzista Jarrett,
i virtuosismi esplosivi di Scriabin
e Stravinskij,
e la lungimiranza degli impavidi chitarristi i quali si accingono
allo studio della partitura. Accanto a Tribute
to Keith Jarrett,
fa da contraltare la meravigliosa ballad "Un
Atardecer",
idillio musicale dai toni pacati
e sognanti,
che introducono allo scenario crepuscolare dei tramonti di Colima,
attuale luogo di residenza dello stesso Iannarelli.
Fra
tecnica, emozione ed "elevatio animae"
"La
musica è il solo passaggio che unisca l’astratto al concreto."
(Antonin Artaud)
Lo
stile
e la tecnica
musicale
del maestro Pompilio mirano al ragionamento,
alla ricerca
interiore
e alla comprensione di quel contrappunto
mistico
denominato realtà
tangibile. Non a caso le altre tracce del disco sono, dal punto di
vista analitico, delle squisite parafrasi
con sviluppo su un tema
esposto. "Preludio,
Fuga e Allegro BWV 998" costituisce
la massima rappresentazione di quanto sovracitato. Il
Preludio,
avente una struttura simile a quelli del "Clavicembalo
ben temperato, II vol.",
è un dialogo didascalico, in cui risulta facile appassionarsi alla
riflessione
interiore;
d'altro canto la struttura
e il tempo
della Fuga
e dell'Allegro
trasportano in pochi attimi l'ascoltatore in un mondo frenetico
e del tutto realistico,
attraverso
lo scrosciare impetuoso
di
una
cascata di accordi e arpeggi. La
Cavatina
di Alexandre
Tansman (non presente nel disco, ma immancabile nei live del momento), vera
e propria Suite/escursione
musicale,
adornata
da un lirismo
romantico
che a tratti rievoca lo stile
chopiniano, è
un tributo all'anima mite e generosa dello stesso compositore
polacco-francese, il quale scrisse questo brano per il celeberrimo
maestro della tecnica, Andrés
Segovia.
Qui è proprio la scorrevolezza di ogni battuta
a
fare breccia nel cuore dell'ascoltatore, e a evocare alla mente la
tranquillità dei paesaggi
bucolici virgiliani."Variazioni
su un tema di Mozart, op. 9"
è la cosiddetta traccia Jolly, in quanto classificabile come "pezzo
di bravura". È una composizione per chitarra del compositore
spagnolo Fernando
Sor,
esplicata in un tema
con variazioni
e
introduzione.
Probabilmente proveniente dal coro "Das
klinget so herrlich"
dell'opera Die
Zauberflöte
(Il
Flauto magico)
di Mozart,
si caratterizza per la giocosa esuberanza
di stampo virtuosistico,
a discapito, questa volta, della polifonia.
Senza dubbio un giocoso intermezzo per gli orecchi attenti.
L'impronta
compositiva
impeccabilmente classicista
del maestro Pompilio trova poi sfogo nei brani del messicano Manuel
Ponce:
la finezza e il belcanto di una melodia
aggraziata
si accompagnano a tessuti
armonici
e intrecci
polifonici
robusti e a più voci, aventi lo straordinario potere di
destabilizzare e affascinare l'attenzione di qualsiasi uditore per
via dell'uso ricorrente di
modulazioni
in crescente pàthos,
alternate a giochi di cromatismi
ed intervalli. La Catedral
di Augustín
Barrios Mangoré (acclamatissimo
compositore paraguaiano, noto soprattutto per la sua personalità
eccentrica e folkloristica) merita un excursus ben più ampio,
essendo il brano di maggior rilevanza tecnico-espressiva fra tutti
quelli in lista. La Suite,
ideata senza ombra di dubbio sullo stile compositivo di J.S.
Bach,
è strutturata in tre
movimenti
(Preludio
Saudade, Andante Religioso, Allegro Solemne)
e può essere considerata, sia per l'esecutore che per l'uditore, al
pari del viaggio
mistico
dantesco. Per spiegare in maniera chiara la varietà dei moti
interiori che questo brano è in grado di generare, il maestro
Pompilio, durante l'esecuzione, sottolinea ampiamente l'atmosfera
ecclesiale del luogo
sacro
ispiratore del brano, ovvero la magnifica cattedrale
di Montevideo.
Un
obiettivo sicuramente impegnativo quello di emozionare
con l'arte per elevare l'anima,
ma non impossibile per Luciano Pompilio. Il sentiero
orizzontale
e verticale dell'ascesi
musicale appare
dunque percorribile solamente chiudendo gli occhi e affidandosi al
minuzioso zelo con cui sono state scelte le tracce di "Tribute".
“La
musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo
fenomenico, lo ignora, in un certo modo potrebbe continuare ad
esistere anche se il mondo non esistesse più: cosa che non si può
dire delle arti. La musica è infatti oggettivazione e immagine dell’
intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le
idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti
particolari.” (Arthur
Schopenhauer)
Francesca
Papagni