di
Francesca Papagni
San
Giovanni Rotondo, 17/03/2017, Chiostro comunale F.P. Fiorentino,
h.21,30: L'atteso trio “Duet – tre cantautrici, insieme,
cantano Tenco” entra in scena per la prima essenziale, ma
assolutamente non banale, esibizione dedicata alla commemorazione di
Luigi Tenco, cantautore noto per essere stato uno dei massimi
esponenti della scuola genovese, rinnovatrice e stravolgitrice della
musica leggera italiana.

A
seguire, l'immancabile e necessario intervento di due membri portanti
dell'associazione organizzatrice “Mo l'Estate Spirit Festival”,
in ordine: Antonietta Longo, e Stefano Starace, i quali, ancora una
volta hanno sottolineato l'importanza di un sodalizio culturale in un
territorio come il nostro, e la meticolosa cura con la quale, ogni
anno, vengono selezionati gli artisti esibenti: un onore e un vanto
per il pubblico conterraneo, al quale è di certo offerto, ad ogni
rinnovato appuntamento, il talento degli artisti, emergenti e non,
più in voga del momento.
L'ultimo,
ma non per questo meno importante, pensiero è andato al ricordo del
cantautore al quale è stata dedicata l'intera manifestazione: Luigi
Tenco, il tenebroso sognatore, il cantante poliedrico, il crudo
poeta, il destabilizzatore delle platee, il rivoluzionario
fuoriclasse, il genio e la sregolatezza dell'evoluzione musicale
italiana.
Dopo
una breve presentazione a cura di Stefano Starace sulle tre artiste
dai mille talenti (Manuela Pellegatta, Marian Trapassi e Sara
Velardo), nonché mattatrici della serata, si è giunto all'inizio
dell'exploit musicale, caratterizzato da un sound acoustic-simply, e
con una strumentazione strettamente necessaria (chitarra acustica,
elettrica, leggere percussioni, talvolta una tastiera e un'armonica),
perfettamente amalgamata alle loro timbriche energiche, adatta alle
marcate e confortanti personalità delle cantanti, aventi uno stile
italiano e al contempo “gipsy” molto accentuato, ed un percorso
musicale nelle loro corde che sa di esperienza, di raccolto e di
accolto, di terra-madre, di vissuto.
Il
primo brano da loro reinterpretato è stato “Mi sono innamorato di
te”, ballata più famosa del cantautore, in cui l'autore, motivato
da un sincero sentimento, depauperato da ogni illusione romantica, va
a cercare al calar della notte, la donna che ama; a seguire: “Ragazzo
mio”, canzone-lettera quasi profetica, che invita a non eludere mai
le proprie responsabilità, e a credere sempre nei propri sogni ed
ideali; “Ho capito che ti amo”, altra celebre ballata d'amore, in
cui si descrive in maniera totale l'essere conquistati dal più
nobile dei sentimenti, e lo si confessa con altrettanta chiarezza,
fino all'abbandono totale dei sensi; “Ognuno è libero”,
canzone-manifesto pre-rivoluzione del '68; leggendo ed interpretando
il testo attentamente, si potrebbe definire alquanto “brechtiana”,
sicuramente un grande colpo d'intuito dell'autore, nella quale, a
colpi di chitarra viene denunciato il perbenismo borghese di facciata
e sottolineata l'importanza di manifestare la personalità
preponderante - e differente dal resto - della gioventù dell'epoca;
“Se qualcuno ti dirà”, altra tenera ballad, una commovente
lettera d'amore, in cui è chiaro il verso d'amore di un'anima
emigrante, costretta alla lontananza, dedicato alla propria amata, la
quale dovrà afferrarlo, e tenerlo stretto al cuore e alla mente, e
soprattutto non dovrà credere in maniera più assoluta alle dicerie
della gente durante il periodo d'assenza; “Lontano, lontano”, una
delle più acclamate canzoni del Tenco, probabilmente autobiografica,
all'apparenza lascia intravedere testualmente la fine di un amore
importante, celebrando il ricordo malinconico di ciò che è stato e
l'augurio di ciò che accadrà nuovamente alla dedicataria del testo,
in una relazione futura, in un periodo lontano dal tempo e dal mondo;
“Vedrai, vedrai”, canzone-simbolo, e pietra miliare del
repertorio et tenchiano et italiano: dal testo è evidente la dedica,
non tanto alla donna amata, quanto alla propria madre, che aveva
cresciuto Luigi in solitudine e avrebbe voluto per lui un avvenire
sicuro, e senza problemi; d'altro canto, la preoccupazione del figlio
era quella di aver deluso le aspettative della madre, avendo seguito
d'istinto la sua vocazione artistica e musicale, del tutto incerta e
all'epoca scarsa, a livello di successo; “Se stasera sono qui”,
brano con testo di Mogol, reinterpretato dalle più grandi cantanti
italiane, come Mina, Vilma Goich, è una canzone/dedica all'amore,
sentimento capace di andar oltre e perdonare qualsiasi situazione di
tristezza e ripensamento; gran finale con “Ciao amore, ciao”, la
canzone nota per il sucidio del cantautore, dopo l'esclusione dal
Festival di Sanremo del 1967. Pezzo per metà dedicato all'amore, per
metà alla denuncia della società moderna, racconta di una persona
stanca del lavoro e della vita di campagna, e propensa ad allargare
le proprie conoscenze, e inseguire i propri sogni, varcando i confini
della città; una volta nel nuovo mondo, però, il pentimento è
dietro l'angolo, e non c'è più la possibilità, soprattutto
economica, di tornare indietro... Il disagio e la paura di non
contare niente, in un mondo di luci e apparenze, è assolutamente
percepibile tra le righe, tant'è che “Ciao amore, ciao” è
consacrata come manifesto delle perturbazioni malinconiche che
caratterizzarono Tenco.
Le
tre artiste hanno infine concesso il bis proprio di “Vedrai,
vedrai”, ricca di echi e risonanze, e di “Ciao amore, ciao”,
lasciando nel pubblico, assolutamente partecipe ed entusiasta, quel
nodo in gola malinconico tipico dei fine-concerti di Tenco, ma al
contempo anche un'atmosfera carica ed esaustiva, dopodiché si è
passati alla presentazione di tre loro brani, rispecchianti in toto
quanto già citato: personalità e percorsi artistici sentiti e
vissuti, situazioni e pensieri attuali in ognuno, sapientemente
descritti e musicati, con sound gradevoli e sofisticati al punto
giusto, con riferimenti alla musica tradizionale, popolare e che dir
si voglia “country”, indubbiamente graditi dal pubblico.
Alle
loro spalle, durante l'intermezzo musicale, il fumettista Mario
Milano (attualmente collaboratore con la Sergio Bonelli Ediore) ha
abilmente acceso, sulla bianca parete che faceva da sfondo alle
cantautrici, uno straordinario, dettagliato e veritiero ritratto del
Tenco.